L’andamento del dollaro, i rendimenti obbligazionari e le aspettative di inflazione dovrebbero essere buoni elementi in grado di influenzare i prezzi del petrolio, con rischi netti che indicano perdite sul fronte dell’oro, pur con un solido supporto tecnico sulla soglia di 1.300 dollari l’oncia. L’oro è rimasto sotto pressione all’inizio della settimana, ma ha trovato un sostegno proprio su questo livello tecnico, stabilizzandosi poi temporaneamente a quota 1.320 dopo che i dati sull’inflazione USA sono risultati leggermente più deboli del previsto, andando così a frenare i guadagni del dollaro.
Economia USA in buono sviluppo
Le condizioni “interne” dell’economia degli Stati Uniti continueranno ad ogni modo ad essere un importante fattore di mercato, considerato l’impatto sul dollaro USA e sui tassi di interesse, così come l’evoluzione della fiducia dei consumatori, che ha tenuto nel contesto di tagli fiscali, i quali dovrebbero a loro volta avere un’influenza positiva sulla spesa al dettaglio.
Le indagini industriali delle prossime settimane saranno dunque importanti per orientare il trading di chi investe sull’oro e su altre commodities valorizzate in dollari, considerato il costante focus sugli sviluppi dell’inflazione. Altrettanto fondamentali saranno gli sviluppi del mercato del lavoro e soprattutto sull’andamento delle richieste di sussidio di disoccupazione da una parte, e dell’evoluzione dei salari dall’altra: due indicatori che potrebbero confortare uno stato di fisiologica disoccupazione, e di pieno raggiungimento di una condizione di occupazione da target nel breve o brevissimo termine.
Come ci ricorda www.opzionibinarie.org, un sito internet di riferimento per tutti coloro i quali investono in strumenti speculativi su Forex, materie prime & co., saranno attentamente monitorate anche le dichiarazioni da parte dei membri della Federal Reserve, sebbene il calendario sia relativamente tiepido di appuntamenti in questa fase.
Focus sull’inflazione
I dati ufficiali sull’inflazione, leggermente più deboli di quanto fosse stato previsto dagli analisti, hanno frenato i timori che il dato potesse essere in accelerazione, e hanno aiutato a ridurre le pressioni al rialzo sui rendimenti obbligazionari, e ad arginare i guadagni in dollari. Nel caso in cui i timori di inflazione dovessero intensificarsi, gli analisti ritengono che possa esserci il rischio di rinnovati guadagni in dollari e di pressioni al ribasso sui prezzi dell’oro, anche se le prospettive saranno contrastanti, valutato che l’oro viene generalmente inteso, come safe haven, anche in qualità di efficace copertura dell’inflazione.
In questo contesto, gli sviluppi relativi a quanto sta avvenendo in Medio Oriente e i prezzi del petrolio, rimarranno un obiettivo importante di monitoraggio per tutti gli osservatori di mercato e per tutti coloro i quali vorranno investire in questa materia prima. Un fattore chiave dietro l’impennata dei prezzi del petrolio ai massimi di tre anni è stata ad esempio la decisione degli Stati Uniti di ritirarsi dall’accordo nucleare iraniano: una scelta che si accompagna con la minaccia di rinnovate sanzioni su Teheran, che ha a sua volta aumentato i timori su possibili interruzioni dell’approvvigionamento dal Paese membro OPEC, che tenderebbero a esercitare pressioni al rialzo sui prezzi del greggio. In aggiunta a ciò, c’è stato anche un aumento più ampio dei timori relativi alle tensioni in Medio Oriente, che potrebbero rappresentare una minaccia ancora più ampia per le forniture di petrolio.
Se i prezzi del petrolio dovessero continuare ad aumentare, è probabile che ad aumentare saranno anche le preoccupazioni sull’inflazione. E ciò sarebbe tendenzialmente un fattore negativo per l’oro, poiché se il dollaro dovesse rafforzarsi potrebbe esercitare la sua correlazione inversa nei confronti del lingotto.
Ad ogni modo, è difficile cercare di prevedere che cosa potrebbe accadere, considerato che non è escluso che in realtà nel prossimo futuro l’oro possa guadagnare terreno anche in virtù del suo ruolo di sostegno di basi difensive strategiche, come avviene nel caso di copertura contro l’aumento dell’inflazione e le tensioni di periodo. Il potenziale supporto per i metalli preziosi sarà ancora più forte nel caso in cui si dovesse verificare un arretramento prolungato nei mercati azionari globali.
Dunque, cosa fare nei confronti dell’oro? Meglio comprare o meglio vendere il lingotto? Meglio agire con un’ottica di brevissimo termine, puramente speculativa, o meglio investire in posizioni long con un’ottica di medio lungo termine?
Difficile fornire in poche righe una valutazione compiuta del da farsi. Appare evidente che il “corretto” approccio nei confronti dell’oro possa dipendere dal tipo di strategia che il singolo investitore avrà modo di elaborare, sulla base della propria propensione al rischio, della diversificazione del proprio portafoglio e degli obiettivi di rendimento che intende prefiggersi. Quel che appare certo è che l’oro, in un’ottica di medio lungo termine, raramente delude gli intenti di bene rifugio. Sul breve termine, non sono escluse volatilità almeno medie, in grado di rappresentare un buon banco di prova per tutti i trader che con un approccio speculativo desidereranno cercare la propria migliore sorte nell’ambito delle commodity.