Anniversario morte Falcone: intervistato autista del giudice, ricorda il senso di colpa sepolto per anni
Era il 23 maggio di 25 anni fa, esattamente un sabato pomeriggio, quando ben 572 chili di esplosivo distruggevano l’automobile in cui stava viaggiando il giudice Giovanni Falcone, numero uno della mafia, insieme alla moglie ed a tre uomini della scorta. Un evento, la morte del giudice, che ebbe una grande risonanza in quegli anni e di cui ancora oggi si parla, quasi come una sconfitta, anche se Falcone, la sua vittoria, l’aveva comunque agguantata in quegli anni, riuscendo a fare cose che molti altri dopo di lui non sarebbero riusciti a fare.
Intervistato dai microfoni di TGCom, l’autista del giudice, Giovanni Costanza, ha deciso di rompere dal silenzio dopo 25 anni, ricordando, in quella strage di Capaci, non solo la bontà e la grande stima che aveva nei confronti del giudice, ma anche il senso di colpa che si è portato dietro in questi anni. Un senso di colpa comprensibile, che spesso non gli ha permesso di uscire allo scoperto: perché quel giorno, Falcone non volle che a guidare fosse il suo autista, ma decise di mettersi direttamente egli stesso alla guida del veicolo. E le conseguenze di questa scelta, assecondata dagli uomini della scorta, sono purtroppo visibili ancora oggi.